La Watchtower del 1° maggio 1952 spiegava che la data del 539 a.C. poteva essere considerata «stabilita fermamente»: «Negli ultimi anni sono state scoperte diverse tavolette cuneiformi riferentesi alla caduta di Babilonia che coincidono sia con le date bibliche che con quelle secolari. Una tavoletta conosciuta come “Cronaca di Nabonedo” provvede la data della caduta di Babilonia che secondo gli specialisti ebbe luogo il 12-13 ottobre del 539 a.C. secondo il calendario giuliano o il 6-7 ottobre del 539 a.C. secondo il calendario gregoriano» (p. 271). La Cronaca di Nabonedo fu perciò la nuova evidenza presentata a sostegno della base della cronologia biblica. Comunque, stabilisce tale documento effettivamente la data della caduta di Babilonia nel 539 a.C.?
La Cronaca di Nabonedo è una tavola cuneiforme, trovata tra le rovine vicino alla moderna Bagdad nel 1879. Fu pubblicata per primo da T.G. Pinches nel 1882, e quindi nuovamente da Sidney Smith nel suo libro Babylonian Historical Texts (Londra, 1924). Per dare al lettore un’idea di come questa tavola «fissi» la data della caduta di Babilonia, viene qui riportata la parte che ci interessa, tradotta nell’opera di James B. Pritchard Ancient Near Eastern Texts, Princeton, New Jersey, 1950, p 306: «(Diciassettesimo anno): … Nel mese di Tashritu, quando Ciro attaccò l’esercito di Akkad a Opi sul Tigri, gli abitanti di Akkad si ribellarono, ma egli (Nabonedo) massacrò i confusi abitanti. Il 15° giorno, Sippar fu conquistata senza battaglia. Nabonedo fuggì. Il 16° giorno, Gobria (Ugbaru), governatore di Gutium e l’esercito di Ciro entrarono in Babilonia senza battaglia. Successivamente, Nabonedo fu catturato a Babilonia quando vi fece ritorno.»
L’iscrizione mostra come Babilonia sia caduta nel 17° anno di regno di Nabonedo. Sfortunatamente, il testo è danneggiato, e le parole «diciassettesimo anno» sono illeggibili. Il riferimento al «diciassettesimo anno», perciò, è stato inserito dai traduttori moderni. Ma anche se le parole fossero state preservate nel testo, non ci direbbero più del fatto che Babilonia fu presa nel sedicesimo giorno di Tishri, nel diciassettesimo anno di Nabonedo. Quest’affermazione di per se stessa non può essere presa come indicazione del 539 a.C. Che Babilonia sia caduta nel 539 a.C. si evince da altre fonti, per esempio dal Canone di Tolomeo. E se Babilonia cadde nel 539 a.C., la Cronaca di Nabonedo ci aiuta a stabilire il giorno di quest’evento, poiché nel 539 a.C. il 16° giorno di Tishri cadde in un giorno che corrisponde al 6-7 ottobre del nostro calendario gregoriano. La Cronaca, perciò, ci aiuta a fissare il giorno in cui Babilonia fu presa, ma assolutamente non l’anno.
Nonostante ciò, le pubblicazioni del Corpo Direttivo continuano a dare l’impressione che la Cronaca di Nabonedo fissi la data della caduta di Babilonia. La Torre di Guardia del 1° ottobre 1955, p. 605, dichiarava: «La principale data assoluta per il periodo a.C. delle Scritture Ebraiche è quella della caduta di Babilonia come città capitale della terza potenza mondiale per mano di Ciro, re dei Persiani, il 13 ottobre 539 a.C., secondo il calendario giuliano (oppure il 7 ottobre secondo il nostro attuale calendario gregoriano), avvenimento accennato in Isaia 45:1. Questa data è resa assoluta mediante la scoperta archeologica e la decifrazione della famosa Cronaca di Nabunaid, che in se stessa fornisce una data per la caduta di Babilonia, che esperti di cifre hanno calcolato essere avvenuta il 13 ottobre 539 a.C., secondo il calendario giuliano dei Romani». (Sembra che questa sia la prima volta che la data del 539 a.C. è definita «data assoluta» nelle pubblicazioni della Torre di Guardia).
Vogliono essi dire realmente che la Cronaca di Nabonedo non fissi solo il giorno, ma anche l’anno della caduta di Babilonia, e ciò in modo tale che gli esperti furono in grado di identificarlo con il 539 a.C.? Sì, è chiarissimo che questa era l’opinione degli scrittori di La Torre di Guardia. Per esempio, La Torre di Guardia del 15 settembre 1968, p. 556, diceva: «Per calcolare le date delle Scritture Ebraiche è essenziale la data del 5-6 ottobre dell’anno 539 a.E.V. Quell’anno i Medi e i Persiani rovesciarono Babilonia ed esso fu definitamente stabilito nella storia secolare quando venne trovata una registrazione del re Nabonedo, padre e coreggente del re Baldassarre. Questo rimarchevole documento d’argilla stabilì che Babilonia cadde il 5-6 ottobre dell’anno 539 a.E.V. secondo il calendario gregoriano». E, inoltre, La Torre di Guardia del 1° febbraio 1969, p. 74, affermava: «Il 539 a.E.V. è stabilito come anno in cui si verificò questo avvenimento storico in base a un documento di pietra chiamato cronaca di Nabonedo (Nabunaid)».
Forse fu durante le ricerche effettuate in relazione alla preparazione del dizionario biblico Ausiliario per capire la Bibbia, verso la fine degli anni Sessanta del secolo scorso che saltò fuori la verità intorno alla Cronaca di Nabonedo. Ad ogni modo, questo dizionario non si riferisce alla Cronaca di Nabonedo come supporto della data del 539 a.C. E, in La Torre di Guardia del 1° giugno 1972, pp. 346, 347, apparve un articolo intitolato «La testimonianza della Cronaca di Nabonedo», il quale descriveva come essa fornisce informazioni sulla caduta di Babilonia. A p. 347 troviamo questa ammissione molto interessante: «Ma la Cronaca di Nabonedo fornisce di per se stessa la base per stabilire l’anno di questo avvenimento? No». L’articolo quindi metteva in rilievo il fatto che il testo è danneggiato e che le parole «diciassettesimo anno» sono state inserite dai traduttori moderni. Ma ancora non sembrava rendersi conto del fatto che anche se il testo fosse stato in buone condizioni, e le parole «diciassettesimo anno» fossero state preservate, ciò di per se stesso non sarebbe stato di nessun aiuto nel determinare l’anno di calendario della nostra era che corrisponde al diciassettesimo anno di Nabonedo. La Cronaca di Nabonedo è utile nello stabilire una cronologia relativa per il periodo neo-babilonese, ma se desideriamo trasformare questa cronologia relativa in una cronologia assoluta, non serve assolutamente. Dobbiamo rivolgerci ad altre fonti.
Per quasi vent’anni, quindi, i Testimoni di Geova hanno considerato la Cronaca di Nabonedo come il principale testimone a sostegno della data del 539 a.C. La Cronaca è servita come pilastro centrale della cronologia della Torre di Guardia. Ma, improvvisamente, nel 1971, questo testimone e «pilastro» fu rimosso. A cosa si sarebbe fatto ricorso adesso per sostenere la data assoluta? Naturalmente, la Cronaca di Nabonedo non poteva sparire senza che niente prendesse il suo posto. Così, nello stesso articolo di La Torre di Guardia del 1972 sopra citato, fu fatto riferimento alle nuove evidenze che avrebbero «sostenuto» in futuro la data assoluta del 539 a.C.: «Pure altre fonti, incluso il Canone tolemaico, additano l’anno 539 a.E.V. come data della caduta di Babilonia. Per esempio, antichi storici come Diodoro, Africano ed Eusebio mostrano che il primo anno di Ciro come re di Persia corrispondeva alla 55a olimpiade, anno 1° (560/59 a.E.V.), mentre l’ultimo anno di Ciro è situato nella 62a olimpiade, anno 2° (531/30 a.E.V.) (Gli anni delle olimpiadi decorrevano approssimativamente dal 1° luglio al seguente 30 giugno). Le tavolette cuneiformi attribuiscono a Ciro un dominio di nove anni su Babilonia; ciò sarebbe in armonia con la data accettata per l’inizio del suo domino sopra Babilonia nel 539 a.E.V.» (p. 347).
Così i nuovi argomenti consistevano (1) nel Canone di Tolomeo (che era stato precedentemente usato a sostegno della data del 536 a.C.) e (2) nelle date dell’era delle olimpiadi greche citate dagli storici antichi. Questi argomenti furono ripetuti nell’Ausiliario per capire la Bibbia (edizione inglese, vedi p. 328, al sottotitolo «Cronologia persiana», e p. 408 alla voce «Ciro»). È realmente vero che il Canone di Tolomeo e le date delle olimpiadi preservate dagli antichi storici possono stabilire il 539 a.C. come una «data assoluta»? Esaminiamo da vicino questi argomenti.
Il Canone di Tolomeo
Questo Canone è un elenco di re e dei loro regni, che ha inizio con il primo anno del re Nabonassar (747 a.C.) e termina con l’imperatore romano Antonino Pio (138-161 d.C.), contemporaneo di Tolomeo. Il Canone così copre un periodo di circa 900 anni. Fino ad oggi il Canone di Tolomeo ha costituito la base della cronologia che gli storici hanno elaborato per questo periodo. Per esempio, R.A. Parker e W.H. Dubberstein lo usano come base per la loro ben nota opera, Babylonian Chronology 626 a.C.-75 d.C.: «La base generale del periodo qui trattato è provveduta dal Canone tolemaico, con l’aiuto delle fonti classiche» (p. 10).
Perché gli storici ripongono una tale fiducia in Tolomeo? Non è soltanto perché il Canone di Tolomeo presenta una lista dei re sostenuta da fonti di materiale che in un modo o nell’altro gli provenivano dai periodi più antichi, ma perché nella grande opera, l’Almagesto, Tolomeo cita numerosi testi antichi contenenti osservazioni astronomiche provenienti da quei periodi più antichi. I testi più vecchi citati da Tolomeo sono registrazioni di eclissi di luna osservate nel primo e nel secondo anno del re babilonese Merodac-Baladam (vedi Isaia 39:1). Le descrizioni dettagliate di tali eclissi misero Tolomeo in grado di misurare la lunghezza del tempo dal primo anno di Merodac-Baladam fino al suo tempo. I calcoli astronomici moderni hanno confermato le misurazioni di Tolomeo e hanno fissato il primo anno di Merodac-Baladam al 721 a.C. Nel suo Almagesto, Tolomeo fu così in grado di sostenere il Canone o Lista dei re con circa otto posizioni solari, lunari e planetarie. Una eclisse lunare del quinto anno di Nabopolassar (padre di Nabuconosor) è stata identificata con quella che ebbe luogo il 22 aprile del 621 a.C., fissando il suo regno di 21 anni al 625-605 a.C., ed il primo anno di Nabucodonosor al 604 a.C. Quindi, se il primo anno di Nabucodonosor fu il 604 a.C., il suo 18° anno, quando egli desolò Gerusalemme, dev’essere stato il 587 a.C. Un’altra eclisse del settimo anno di Cambise può essere datata al 22 luglio del 523 a.C., il che fissa il suo primo anno al 529 a.C. Poiché suo padre, Ciro, regnò su Babilonia per 9 anni, il suo primo anno dev’essere stato il 538 a.C. Solo queste ultime due eclissi menzionate perciò fissano la lunghezza del periodo neo-babilonese (625-539 a.C.).
C.T. Russell dapprincipio elaborò la propria cronologia facendo riferimento al Canone di Tolomeo; ma quando si accorse che la sua data del 536 a.C. non trovava sostegno in esso, anzi il Canone fissava la desolazione di Gerusalemme nel 587 a.C. anziché nel 606 a.C., egli lo rigettò. E quando, mezzo secolo più tardi, il primo anno di Ciro fu spostato dal 536 al 538 a.C., anno che in effetti scaturisce dal Canone di Tolomeo, la Società Torre di Guardia naturalmente non fu favorevole a fare nuovamente riferimento al Canone di Tolomeo. Comunque fino a quando non fu abbandonata la Cronaca di Nabonedo, nel 1971, esso fu il loro principale testimone per circa 20 anni, e il Corpo Direttivo riprese nuovamente a includere fra le testimonianze quella del Canone sebbene con alcune riserve. Mentre i Testimoni di Geova hanno bisogno dell’avallo del Canone per la data del 539 a.C., trovano necessario cercare di sminuire la sua validità per quanto concerne la discussione in merito alla data della distruzione di Gerusalemme. Per esempio, nell’articolo «Quando Babilonia desolò Gerusalemme?», pubblicato nella rivista Svegliatevi! dell’8 novembre 1972, p. 28, l’autore concludeva: «Lo stesso proposito del Canone ne rende dunque impossibile per suo mezzo la datazione assoluta. Non c’è nessun modo d’esser sicuri che Tolomeo fosse corretto nell’assegnare a vari re un certo numero di anni». Se ciò fosse vero, essi non potrebbero, naturalmente, fare un uso ragionevole del Canone nemmeno a sostegno del 539 a.C., poiché sarebbe estremamente disonesto fare uso di una testimonianza che in altre circostanze è del tutto ripudiata.
Un altro motivo per cui la Società Torre di Guardia non può usare il Canone a sostegno della data del 539 a.C. è che, se il Canone è corretto nel collocare il primo anno di Ciro nel 538 a.C., è ragionevole concludere che sono corrette tutte le date che ne derivano fino all’inizio della nostra èra. Ogni cambiamento nella lunghezza del regno di un re durante questo periodo scombussolerebbe tutti i regni ad esso precedenti per lo stesso numero di anni. Tuttavia questo è proprio ciò che ha fatto la Società Torre di Guardia: poiché essa non accetta la datazione del Canone dei 41 anni di regno di Artaserse I (464-423 a.C.), essa colloca il suo inizio dieci anni prima, portandolo così a 51 anni (474-425 a.C.), allo scopo di porre il suo 20° anno al 455 invece del 445 a.C., tutti i regni precedenti nel Canone di Tolomeo sono spostati di 10 anni. Il primo anno di Ciro, per esempio, sarebbe così trasferito al 548 a.C.! Se il Canone non può essere degno di fiducia per quanto riguarda il regno di Artaserse I, esso non può esserlo per nessun’altra data precedente, inclusa quella del 539 a.C. Così adesso sembra che i Testimoni di Geova abbiano scelto di ripudiare del tutto il Canone di Tolomeo.
Poiché la Società Torre di Guardia ha del tutto rigettato il Canone di Tolomeo, le rimane solo un argomento a sostegno della sua «data assoluta», cioè il calcolo delle olimpiadi greche. Cosa può dirsi al riguardo? In che modo esso stabilisce la caduta di Babilonia nel 539 a.C. e fino a che punto possono le date olimpiche, citate dagli antichi autori, essere ritenute fidate?
Il calcolo delle olimpiadi greche
Secondo le precedenti citazioni tratte da La Torre di Guardia del 1° giugno 1972 (che sono state ripetute quasi parola per parola nell’Ausiliario per capire la Bibbia, p. 328), l’anno 539 a.C. può essere determinato con l’aiuto di tre storici antichi, cioè Diodoro, Africano ed Eusebio. Questi storici datano il regno di Ciro facendo riferimento alle olimpiadi greche. Chi erano questi storici, quando vissero, e da dove trassero le loro informazioni?
Il più antico di loro, Diodoro Siculo, nativo della Sicilia (da cui il soprannome “siculo”), era uno storico che operò durante il tempo dei Cesari, Giulio e Augusto, cioè durante i decenni immediatamente precedenti e successivi la nostra era cristiana. Giulio Africano, scrittore cristiano del terzo secolo d.C., nacque a Gerusalemme (o Aelia, com’era chiamata a quel tempo). La sua opera più importante, il Pentabiblos, presenta un sistema cronologico che comincia con la creazione di Adamo e fu pubblicata verso il 221-222 d.C. Il padre della Chiesa Eusebio, ben noto per la sua Storia Ecclesiastica, visse verso il 265-340 d.C. Egli scrisse pure sulla cronologia e pubblicò un’opera su tale argomento intorno al 303 d.C., nota come Chronicon, contenente una cronologia dalla creazione di Adamo al tempo di Gesù.
Il semplice fatto che la Società Torre di Guardia faccia riferimento a questi tre storici è sorprendente, se si tiene conto dell’attitudine critica verso gli storici in generale assunta dall’Ausiliario per capire la Bibbia, p. 332. Nell’indicare i nomi di numerosi storici, inclusi i tre sopramenzionati, quest’opera spiega: «Tutti questi vissero dopo il periodo assiro e neo-babilonese… Per quanto riguarda, quindi, i periodi assiro e neo-babilonese, nessuno di questi scrittori presenta informazioni basate su conoscenze personali, ma registra, piuttosto, le idee tradizionali che avevano recepito, o, in alcuni casi, che possono aver letto o copiato. L’accuratezza dei loro dati ovviamente dipende dall’accuratezza delle fonti utilizzate. Non solo questo, ma ciò che oggi sappiamo dei loro scritti è basato su copie di copie, le più antiche delle quali spesso risalenti non oltre il medioevo».
Questo giudizio è, nel suo complesso, condiviso dagli storici secolari. Su Eusebio, per esempio, E.J. Bickerman dice: «Le cifre relative alle date fornite da Eusebio, spesso trasmesse non correttamente nei manoscritti, sono oggi di poca utilità, eccetto in quei pochi casi in cui non sono disponibili informazioni migliori ».
Nessuno dei tre storici ai quali la Società Torre di Guardia fa riferimento visse a meno di 500 anni dal regno di Ciro. Inoltre, i loro calcoli ci sono pervenuti attraverso copie di copie, ed i manoscritti oggi disponibili, perciò, possono contenere errori di trascrizione. Ma sull’asserzione che quanto essi scrissero sul regno di Ciro ci sia pervenuto inalterato (il che è probabile, giacché essi sono in armonia reciproca) possiamo chiedere: da dove trassero le loro informazioni sulle date delle olimpiadi? È possibile far risalire queste date alle fonti contemporanee a Ciro stesso, o potrebbero essere invece calcoli fatti centinaia d’anni dopo?
L’èra delle olimpiadi greche ebbe inizio nel 776 a.C. Quell’anno fu perciò designato come «01. I.1», cioè, il primo anno della prima olimpiade. Ciò non vuol dire che i primi giochi olimpici avessero inizio nel 776 a.C. Fonti antiche indicano che i giochi avevano avuto inizio molto prima. Né ciò vuol dire che già nel 776 d.C. si fosse dato inizio ad un’era fondata sui giochi olimpici. Per rimanere ai fatti, in tutta la letteratura antica non si riscontra nessun riferimento all’èra olimpica fino al terzo secolo a.C.! Ciò fu stabilito da Isaac Newton, che trascorse gli ultimi trent’anni della sua vita studiando la cronologia. Nel suo libro La cronologia riveduta degli antichi regni (pubblicato nel 1728) egli diceva: «L’èra olimpica non fu usata assolutamente, nemmeno menzionata, né lo fu alcun’altra fino a che non furono composte le Arundeliane, 60 anni dopo la morte di Alessandro il Grande (nel quarto anno della 128° olimpiade) il 264 a.C.». Questa conclusione è stata confermata da molti storici moderni, anche se vi sono ancora alcune incertezze circa chi fosse esattamente colui che diede inizio al calcolo delle olimpiadi. Bickerman dice che «la numerazione delle olimpiadi fu introdotta da Timeo o da Eratostene». E Alan E. Samuel specifica: «Il sistema del calcolo olimpico, originato da Filisto, fu successivamente usato in un contesto storico da Timeo, e da allora in poi troviamo le cronologie storiche basate sulle olimpiadi». Timeo Siculo scrisse una storia della Sicilia, suo paese natio, nel 260 a.C., ed Eratostene, bibliotecario della famosa biblioteca di Alessandria d’Egitto, pubblicò la sua Cronografìa alcuni decenni dopo.
Il calcolo olimpico, quindi, non fu introdotto fino al terzo secolo a.C., o più di 500 anni dopo l’anno che fu scelto come punto d’inizio di tale era! La situazione trova un parallelo interessante nel modo in cui fu introdotta l’era cristiana. Com’è ben noto, la cosiddetta «era cristiana» fu creata da un monaco, Dionigi il Piccolo, nel sesto secolo d.C. Ma quando egli tentò di calcolarne il punto d’inizio, cioè la nascita di Cristo, le fonti di cui disponeva erano ingannevoli e in contrasto fra loro, e gli storici moderni convengono che egli non calcolò la data giusta. Persino oggi vi è molta confusione circa quale sia: alcuni dicono il 4 a.C., altri il 5, 7 o il 9, ed alcuni (inclusa la Società Torre di Guardia) ritengono che si tratti del 2 a. C. Ciò fa capire che sorta di problema dovettero affrontare gli storici greci del terzo secolo a.C., quando cercarono di fissare la data della prima olimpiade, ed anche altre date (per esempio il primo anno di Ciro) centinaia d’anni dopo. Le fonti di cui disponevano, infatti, erano perfino più scarse e più improbabili di quelle di cui disponeva Dionigi il Piccolo. Quali erano, allora, queste fonti?
Essi studiarono gli elenchi delle vittorie dei giochi che si tenevano a Olimpia ogni quattro anni. Ma, sfortunatamente, tali elenchi non erano stati aggiornati con continuità fin dal principio. Il primo d’essi decorreva da Hippia alla fine del quinto secolo a.C., cioè, intorno al 400 a.C. A cominciare dal periodo ellenistico l’elenco delle vittorie cominciò ad essere completo e ragionevolmente consistente e la struttura della cronologia fu stabilita e accettata. Ma era affidabile tale elenco? A.E. Samuel continua: «Che essa fosse corretta, o che gli eventi fossero correlati correttamente agli anni, è tutto un altro discorso». E Bickerman spiega: «Che le porzioni più antiche dell’elenco delle vittorie olimpiche, che ha inizio nel 776, meritino piena fiducia, è del tutto opinabile».
Riepilogando le informazioni presentate finora, abbiamo visto che gli storici cui fa riferimento la Società Torre di Guardia vissero 500-800 anni dopo il regno di Ciro. Le date che essi citano, tratte dalle olimpiadi greche non risalgono al tempo di Ciro, poiché l’era olimpica non ebbe inizio che verso il 260 a.C., o circa 300 anni dopo l’ascesa al potere di Ciro. La lista delle vittorie olimpiche, che fu usata come base per l’era olimpica, non può essere fatta risalire al tempo di Ciro, poiché essa vide la luce la prima volta nel 400 a.C. La fidatezza di tale lista, perlomeno per quanto riguarda le sue parti più antiche, è perciò considerata carente. In considerazione di tali fatti, come è possibile usare dati citati da alcuni storici antichi e tratti dall’era olimpica come base per stabilire il regno di Ciro e la caduta di Babilonia? Certamente nessuno storico moderno ben informato ci crederebbe. Anche se il regno di Ciro e la caduta di Babilonia potessero oggi essere datati con la massima certezza, e se queste date fossero in armonia con le date olimpiche preservate dagli storici antichi, gli storici moderni non dipendono dalle date dell’era olimpica per questi risultati. Sebbene qualche volta le date delle olimpiadi possano essere state di un certo aiuto per gli storici, vi è un limite ben preciso circa la fiducia che si può riporre in esse. Anche gli antichi greci stessi avevano le loro riserve, valga per esempio Plutarco. Dopo aver menzionato tale fatto, A.E. Samuel conclude: «È giusto nutrire dubbi molto seri circa le evidenze cronografiche delle olimpiadi che risalgono a molto prima dell’inizio del quinto secolo».
Se le date del regno di Ciro preservate da Diodoro, Africano ed Eusebio sono veramente così fidate da poter essere assunte come base per una cronologia assoluta, in tal caso dovremmo anche accettare le altre date olimpiche trasmesseci da questi storici. Ciò sarebbe particolarmente appropriato se le date da loro provvedute si riferissero a eventi più vicini al nostro tempo che a quello di Ciro. Per fare un esempio, Africano afferma che il ventesimo anno di regno di Artaserse corrisponde al quarto anno dell’ottantatreesima olimpiade. Un semplice calcolo mostra che questa data corrisponde al 445 a.C. (776—[82 x 4]+3 = 445). Questo è anche l’anno indicato nel Canone di Tolomeo, ed è confermato dalle recenti scoperte archeologiche, quali i testi astronomici cuneiformi e le tavolette commerciali. Ma come è stato indicato in precedenza, la Società Torre di Guardia non accetta questa data, poiché i Testimoni di Geova pongono il ventesimo anno del regno di Artaserse nel 455 a.C. Ciò vuol dire che essi rigettano non solo il Canone di Tolomeo e le altre fonti, ma anche il calcolo delle olimpiadi, mentre nello stesso tempo lo utilizzano quando fissano date molto anteriori! Come nel caso del Canone di Tolomeo, essi utilizzano un testimone che è del tutto rigettato in altre circostanze. Questa è perciò un’altra ragione per cui la Società Torre di Guardia non può fare riferimento ai calcoli basati sulle olimpiadi greche per sostenere la data del 539 a.C.
Le citate evidenze dimostrano che la Società Torre di Guardia non è riuscita a produrre nemmeno uno straccio d’evidenza difendibile a sostegno della sua «data assoluta». Vuol dire questo che il 539 a.C. come anno della caduta di Babilonia non può essere considerato come una data stabilita fermamente? No, dedurne questo sarebbe un errore. Ad un esame accurato di tutta la materia si riscontra che non solo la data 539 a.C., ma tutta la cronologia neo-babilonese dev’essere considerata «assoluta». E se le cose stanno così, perché la Società Torre di Guardia non ha tenuto conto di tali evidenze e non vi ha basato la propria cronologia? La ragione è che essa indica pure l’anno 587 come il diciottesimo di Nabucodonosor, l’anno in cui egli desolò Gerusalemme ed il suo tempio. E accettare questa data per la Società vorrebbe dire abbandonare il suo calcolo dei «tempi dei Gentili» (607 a.C. – 1914 d.C.), vorrebbe anche significare la scomparsa del modello delle interpretazioni escatologiche fondate su di esso, insieme al ruolo profetico che essa si è assunta di rappresentare nel mondo d’oggi! In vista di tali possibili conseguenze non è difficile comprendere perché il geovismo si aggrappi con tanta tenacia anche all’argomento più fragile che possa sostenere la sua cronologia, mentre allo stesso tempo si oppone con ostinazione alle più incontrovertibili evidenze che la rovescerebbero.
(adattamento da un articolo di C.O. Jonsson)