La prima edizione del libro di Raymond V. Franz, Crisi di coscienza, fu pubblicata in italiano nel gennaio 1988 e, da allora in poi, ho ascoltato e letto letteralmente centinaia di espressioni di gratitudine da parte di altrettanti lettori nei confronti dell’Autore e del libro da lui pubblicato. A solo titolo illustrativo riporto quanto scritto da un uomo, che è stato Testimone di Geova per oltre 30 anni: «Sono stato come un cavallo con i paraocchi, i quali mi permettevano solo di guardare diritto in avanti, con gli occhi fissi alla “imminenza di Armaghedon” e alla “necessità di predicare”. È stato un sollievo scoprire che Crisi di coscienza era scritto con onestà, obiettività, senza rancore, che non diffamava alcuno ed enunciava semplicemente ciò che accade quando un cristiano come me o te subisce una crisi di coscienza ».
Effettivamente questo libro di Raymond Victor Franz (già componente del Corpo Direttivo mondiale dei Testimoni di Geova per circa nove anni) è stato realizzato con molta cura per evitare di fornire ai Testimoni di Geova qualsiasi pretesto che giustificasse il loro rifiuto dinanzi ad opere del genere. Ci troviamo di fronte a un libro impressionante per la ovvia competenza dell’Autore nella materia trattata, per la grande precisione manifestata con un’analisi chiara e obiettiva, redatta sine odio et ira.
Un aspetto molto significativo in questo lavoro di Franz merita d’essere evidenziato: l’Autore ritiene che, in definitiva, l’importante è non tanto il convincersi del profondo tradizionalismo, che imbriglia i vertici dottrinari del geovismo, e dell’infondatezza di molti insegnamenti geovisti, quanto il comprendere che il geovismo, come altri movimenti religiosi, finisce con l’impedire a persone devote di edificare le durevoli virtù della fede, della speranza e dell’amore (1 Corinti 13,13). Distruggere è facile, edificare è ben altra fatica: ciò che costituisce il pregio maggiore di quest’opera è il fatto che l’Autore, descrivendo la propria crisi di coscienza, non cade nell’autocommiserazione o in uno scetticismo disfattista, ma propone una dimensione di fede responsabile, anche se estremamente travagliata, molto più soddisfacente e rimunerativa di un fideismo settario.
A chi gioverà la lettura di questo libro, ristampato nel 2005 da EDB?
Considerata l’accoglienza riservata sia all’opera originale americana (giunta alla quarta edizione nel 2004, con numerose ristampe, e pubblicata in 12 lingue), sia alle edizioni in lingua italiana, si può fiduciosamente affermare che sarà utile a lettori di qualsiasi orientamento religioso; infatti l’Autore ha ricevuto testimonianze scritte da parte di membri di varie denominazioni religiose, attestanti il fatto che esperienze religiose diverse possono trovare un comune sbocco in ciò che costituisce il tema centrale del libro: la crisi che si subisce quando ci si rende conto della tendenza delle autorità religiose a cercare di dominare le “pecore” piuttosto che servirle, di tosarle invece di pascerle, e si cerca d’impedire l’offesa della propria libertà di coscienza.
Perché considero la lettura di questo libro indispensabile per chi s’interessa al fenomeno geovista? Poiché quest’opera si inserisce autorevolmente tra quegli studi sul geovismo, i quali fondano la loro analisi su una critica del Movimento visto dall’interno e colto nelle sue profonde incoerenze, nelle sue sconvolgenti contraddizioni e nella sua offensiva manipolazione della buona fede altrui. Anche in questo caso ci troviamo di fronte a una testimonianza che fonda la propria obiettività sulla qualità della documentazione presentata: si tratta di fonti ufficiali, di documenti autorevoli del movimento dei Testimoni di Geova. Tutto ciò indurrà l’attento lettore di cose geoviste a considerare privilegiata la testimonianza di R. V. Franz.
Achille Aveta (estratto da “Religioni e sette nel mondo” n°29/2006)