Per rispondere alla domanda indicata nel titolo di questa pagina, partiamo da una sintetica esposizione della funzione svolta dal Corpo Direttivo geovista in quella che la letteratura del movimento dei Testimoni di Geova definisce «organizzazione guidata dallo spirito di Geova» (citazione dal manuale geovista Organizzati per compiere il nostro ministero, p. 11). Il ruolo di questo Corpo Direttivo veniva così definito nella rivista La Torre di Guardia del 15 agosto 1960, p. 488: «Queste cose profonde (della Bibbia) sono rese note dallo spirito santo per mezzo dell’organizzazione teocratica dei testimoni di Geova. Mentre quelli che hanno la responsabilità
di provvedere il cibo spirituale per il popolo di Dio (il Corpo Direttivo) investigano con diligenza le Scritture per acquistare accurata conoscenza, lo spirito amplia a poco a poco il loro intendimento. Così, in modo graduale, la luce dell’intendimento della Parola di Dio diviene sempre più brillante mentre ci avviciniamo alla data divinamente stabilita di Armaghedon. … La conoscenza accurata non viene tutto ad un tratto. Siccome è graduale, il cristiano deve adattare il suo intendimento con l’aumentare della luce. In questo modo opera oggi lo spirito» (parentesi aggiunte).
Argomentando in questa maniera, il Corpo Direttivo non fa altro che giustificare tutti i suoi errori passati, sostenendo che oggi «interpreta» meglio le Scritture; ma, nello stesso tempo, questo concetto costituisce la premessa per mettere in preventivo errori futuri: domani il Corpo Direttivo comprenderà ancora meglio di oggi! Adottando questo criterio, ogni gruppo religioso potrà asserire di percorrere «la strada dei giusti» (Proverbi 4,18). Per tutti vale l’affermazione: se sarà volontà di Dio, correggeremo le nostre credenze.
Per giunta, dov’è la garanzia dell’operato dello Spirito santo sul Corpo Direttivo geovista, allorquando a primitive affermazioni succedono ripensamenti diametralmente opposti? perché dal 1879 (anno d’inizio della pubblicazione dell’organo ufficiale del Movimento, la rivista La Torre di Guardia) ci sono state tante “verità” così diverse e contrastanti tra loro?
A proposito dei numerosi fallimenti profetici e ripensamenti dottrinali (che il Corpo Direttivo preferisce chiamare “aggiustamenti”), ai Testimoni di Geova si cerca di giustificarli così: «Si potrebbe dire che questi aggiustamenti seguano un principio che spesso è risultato valido nel progresso della verità scientifica. In breve funzionerebbe così: dapprima viene presentato un argomento che è sottoposto a discussione. … Ma poi col tempo si nota che ha certi difetti o lacune. Allora si tende ad adottare un argomento diametralmente opposto. In seguito si riscontra che nemmeno quella posizione rappresenta l’intera verità, e allora si giunge a una combinazione dei punti validi di entrambe le posizioni. … Il suddetto principio è stato così definito: tesi (proposizione), antìtesi (proposizione opposta) e sintesi (una conciliazione o combinazione delle due)» (citazione da La Torre di Guardia del 1° giugno 1982, pp. 28-29).Tuttavia, è complicato capire come il Corpo Direttivo realizzi praticamente questo principio nell’attività di formulazione di un insegnamento.
Per illustrare, analizziamo un caso in cui i vertici dottrinali geovisti hanno dato altalenanti spiegazioni di alcuni versetti della Bibbia; ci riferiamo al brano del Vangelo di Matteo capitolo 11, versi 23 e 24, dove si riportano le seguenti parole di Gesù: «E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se in Sodoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe! Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua!» Cosa intese insegnare Gesù con queste parole circa una eventuale, futura risurrezione degli abitanti dell’antica città di Sodoma?
C.T. Russell, ideologo di riferimento degli odierni Testimoni di Geova, aveva sostenuto la tesi che Gesù, con quelle parole, avesse promesso la risurrezione ai Sodomiti; infatti Russell aveva scritto: «E perché i Sodomiti non avrebbero essi pure un’occasione di raggiungere la perfezione e la vita eterna al pari d’Israele, o di alcuni di noi? Essi non eran giusti, è vero, ma Israele nol fu neppure, né lo siamo, ahimè, noi, che ora udiamo l’evangelo. … Le parole stesse di Gesù ci dicono che … i Sodomiti non furono nondimeno così grandi peccatori ai suoi occhi, quanto lo furono i giudei che possedevano maggiori conoscenze. … (Matt. XI, 23). Da ciò il Signore c’insegna che i Sodomiti non avevano ancora avuta una piena occasione di salvezza; ma egli la garantisce loro …» (citazione da L’Aurora del Millennio, vol. I, “Il piano delle età”, Pinerolo 1904).
Cinquant’anni dopo, il Corpo Direttivo contraddisse il pensiero di Russell, esprimendo questa diversa veduta: «Egli (Gesù) stava indicando con precisione la assoluta impossibilità di redenzione per i miscredenti o ostinatamente malvagi, perché Sodoma e Gomorra furono irrevocabilmente condannate e distrutte, al di là di qualsiasi possibile recupero» (citazione dall’edizione inglese di La Torre di Guardia del 1° febbraio 1954, p. 85). Da queste parole si comprende che, secondo il geovismo, gli abitanti dell’antica Sodoma erano irrecuperabili, condannati per sempre.
Eppure, anni dopo, il Corpo Direttivo ci ripensa e, rimettendosi nella scia di Russell, benevolmente offre una possibilità di redenzione a questi reietti Sodomiti: «Come nel caso di Tiro e Sidone, Gesù mostrò che Sodoma, per quanto malvagia fosse, non era arrivata al punto di non potersi pentire. … Pertanto la guarigione spirituale dei morti di Sodoma non è senza speranza» (citazione da La Torre di Guardia del 15 agosto 1965, p. 491). Quindi, dopo una decina di anni dall’ultimo ripensamento, il Corpo Direttivo aveva riscoperto e rivalutato la tesi espressa da Russell. Ma, purtroppo, per i poveri abitanti dell’antica Sodoma la storia non finiva qui!
In La Torre di Guardia del 1° giugno 1988, pp. 30-31, il Corpo Direttivo faceva «un riesame di Matteo 11:20-24» e concludeva: «i malvagi abitanti di Sodoma e Gomorra sono stati giudicati e distrutti eternamente».
A proposito delle prospettive di risurrezione degli abitanti dell’antica Sodoma, è interessante osservare come l’altalenante veduta espressa dal Corpo Direttivo abbia influito sulla stesura di differenti edizioni del volume Perspicacia nello studio delle Scritture; ebbene l’edizione inglese di questo testo (Insight on the Scriptures, vol. 2, p. 985, del 1988) alla voce “Sodoma” affermava: «Sodom and Gomorrah were everlastingly destroyed as cities, but this would not preclude a resurrection for people of those cities» («Sodoma e Gomorra furono distrutte per sempre come città, ma questo non avrebbe precluso una risurrezione a persone di quelle città»); quindi, questo “dizionario” geovista in lingua inglese sosteneva la tesi della non preclusione della resurrezione per gli antichi sodomiti, concordemente con il precedente volume del 1971 Aid to Bible Understanding. Ora, se esaminiamo l’edizione italiana di Perspicacia, pubblicata nel 1990 (quindi dopo il “riesame” fatto da La Torre di Guardia del 1° giugno 1988), notiamo che non c’è corrispondenza con l’edizione inglese, anzi il testo italiano riporta, a p. 1000, un paragrafo dal titolo “Distruzione eterna” che conduce a una conclusione diametralmente opposta a quanto sostenuto nell’edizione inglese dello stesso libro, pubblicata nel 1988. In definitiva, l’edizione inglese di Perspicacia fu pubblicata nel 1988, evidentemente prima del “riesame” citato, che dev’essere stato alquanto repentino, se si considera che nello stesso anno – il 1988 – due diverse pubblicazioni geoviste riportarono contrapposte interpretazioni delle parole di Gesù a proposito degli abitanti dell’antica Sodoma. Altro che applicazione del principio di tesi-antitesi-sintesi!
Purtroppo, però, a tanti Testimoni di Geova riflessivi occorrerebbe qualcosa di più che un generico riferimento a un “riesame” del brano biblico per accettare l’andirivieni di posizioni; infatti, sull’argomento della resurrezione degli antichi abitanti di Sodoma, si è passati da un giudizio favorevole ad uno sfavorevole, poi ancora ad uno favorevole per approdare ad una condanna, che non è plausibile considerare “definitiva”.
Ma in cosa è consistito questo “riesame”? quale procedimento logico e argomentato ha condotto a rivedere l’interpretazione precedente del brano di Mt 11,20-24, passando per posizioni così contrastanti tra loro? È forse Dio che si diverte a mutare opinione, oppure il Corpo Direttivo non è affatto «l’unico canale divino per convogliare la verità biblica verso gli uomini sulla terra» (citazione da La Torre di Guardia del 1° gennaio 1961, p. 23)?
A parte le poche dottrine della cristianità dalle quali il geovismo, fin dall’inizio della sua storia, ha preso le distanze (negazione del dogma trinitario, di quello dell’immortalità dell’anima e dell’esistenza dell’inferno), la stragrande maggioranza dei ripensamenti dottrinali del Corpo Direttivo ha riguardato il rigetto di insegnamenti propri del geovismo stesso! Da un attento esame della storia del movimento geovista emerge, quindi, una verità sconcertante: il Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova ha impiegato gran parte del suo secolo di esistenza a tentare di liberarsi di erronei insegnamenti, ma non quelli della cristianità, bensì quelli del geovismo stesso. Perché mai Dio avrebbe guidato questi uomini in direzioni del tutto lontane dalla “verità” per poi ricondurli ad essa? Come non ricordare, a questo punto, il monito biblico: «Forse la sorgente può far sgorgare dallo stesso getto d’acqua dolce e amaro? Può forse, miei fratelli, un fico produrre olive o una vite produrre fichi? Neppure una sorgente salata può produrre acqua dolce» (Giacomo 5,11-12).
A questo punto giova il riferimento a un altro esempio concreto: vediamo, in sintesi, che cosa il Corpo Direttivo ha sostenuto nel tempo in relazione all’interpretazione del concetto di «generazione», di cui Gesù parlò («In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo accada» – Matteo 24,34).
Il libro geovista del 1968 La Verità che conduce alla Vita Eterna così commentava questo versetto a p. 95: «Quale generazione aveva in mente? Gesù si era appena riferito a persone che avrebbero visto “tutte queste cose”. Queste cose sono gli avvenimenti che si sono verificati dal 1914 e quelli che devono ancora accadere fino alla fine di questo sistema malvagio (Mt. 24:34). Le persone nate anche solo 50 anni fa, non avrebbero potuto vedere tutte queste cose. Esse comparvero dopo che i predetti avvenimenti avevano già cominciato a verificarsi. Ma ci sono uomini ancora viventi che erano in vita nel 1914 e videro ciò che accadeva allora essendo abbastanza grandi da ricordare ancora quegli avvenimenti. Questa generazione è ora avanzata negli anni … alcuni di essi saranno ancora in vita per vedere la fine di questo sistema malvagio». Inoltre, nel periodico geovista Svegliatevi! del 22 aprile 1969, p. 13, era scritto: «Il fatto che siano già passati cinquantaquattro anni del periodo chiamato gli “ultimi giorni” è molto significativo. Significa che rimangono al massimo solo pochi anni prima che il corrotto sistema di cose che domina la terra sia distrutto da Dio. Come possiamo esserne così certi? … (Mt. 24:34). Gesù parlava ovviamente di coloro che erano abbastanza grandi da osservare con intendimento ciò che ebbe luogo quando cominciarono gli ultimi giorni … Anche supponendo che ragazzi di 15 anni capissero abbastanza da rendersi conto del significato di ciò che accadde nel 1914, oggi i più giovani di “questa generazione” avrebbero sempre quasi 70 anni. La grande maggioranza della generazione a cui si riferiva Gesù è dunque già morta. Quelli che rimangono sono prossimi alla vecchiaia. E ricordate che Gesù disse che la fine di questo mondo malvagio sarebbe venuta prima che quella generazione passasse nella morte. Questo, di per sé, ci dice che gli anni rimasti prima che venga la fine predetta non possono essere molti».
Quindi, finché era spasmodica l’attesa della “fine del mondo” per l’anno 1975, il Corpo Direttivo insegnava questa interpretazione del concetto di “generazione”, spacciandolo per pensiero di Gesù! I vertici mondiali del Movimento hanno impiegato un bel po’ di tempo prima di “scippare” ai creduli Testimoni l’unico metodo, spacciato come proposto da Gesù, utilizzato per fissare la durata di questo “tempo della fine”; infatti si dovette attendere il 1995 per vedere trasformare quello che prima era presentato come “pensiero di Gesù” in quello che, in realtà, era sempre stato fin dall’inizio: una semplice “congettura”. Ecco, quindi, come la spinosa questione della durata di quella fatidica “generazione” è stata liquidata dal Corpo Direttivo: «Ansiosi di vedere la fine di questo sistema malvagio, a volte i servitori di Geova hanno fatto congetture sul tempo in cui sarebbe scoppiata la ‘grande tribolazione’, collegandolo anche con quella che poteva essere la durata di una generazione a partire dal 1914. Tuttavia ‘induciamo il cuore alla saggezza’ non facendo congetture sul numero di anni o di giorni che compongono una generazione … Invece di dare risalto all’aspetto temporale, il termine ‘generazione’ come fu usato da Gesù si riferisce principalmente ai contemporanei di un dato periodo storico, con le loro caratteristiche distintive … È dunque di qualche utilità cercare di calcolare date o fare congetture sulla durata letterale di una ‘generazione’? Assolutamente no! … nell’odierno adempimento finale della profezia di Gesù, ‘questa generazione’ deve riferirsi ai popoli della terra che vedono il segno della presenza di Cristo ma non cambiano condotta» (La Torre di Guardia del 1° novembre 1995, p. 17 e segg.).
Raymond Victor Franz ci aiuta, con il racconto contenuto nel suo libro Crisi di coscienza (pp. 295 e segg.), a comprendere i burrascosi retroscena che hanno preceduto questo radicale cambiamento di rotta; egli narra: «Il problema fu suscitato nel corso della sessione del Corpo Direttivo tenuta il 7 giugno 1978; alcuni fatti precedenti contribuirono a sollevare la questione. Un membro del Corpo Direttivo, Albert Schroeder, aveva distribuito ai suoi colleghi copie di un rapporto demografico relativo agli Stati Uniti; i dati in esso contenuti indicavano che nel 1978 era ancora in vita meno dell’uno per cento della popolazione che nel 1914 era ventenne. E alcune affermazioni che Schroeder aveva fatto mentre visitava alcuni paesi europei richiesero attenzione anche maggiore. I rapporti inviati a Brooklyn riferivano che egli aveva suggerito che l’espressione “questa generazione”, adoperata da Gesù in Matteo 24:34, andava applicata alla generazione di “unti”, e che finché uno di questi fosse rimasto in vita, quella “generazione” non sarebbe passata. Ovviamente, queste osservazioni erano contrarie all’insegnamento dell’organizzazione e non erano state autorizzate dal Corpo Direttivo. Quando fu sollevata la questione, dopo il ritorno di Schroeder, l’interpretazione suggerita da quest’ultimo fu respinta … È interessante notare che nessun rimprovero o biasimo fu in alcun modo rivolto a Schroeder, membro del Corpo Direttivo, per aver espresso la sua opinione non autorizzata e contraddicente quella dell’organizzazione, mentre era in Europa. Il problema si ripropose ancora sia nella sessione del 6 marzo che in quella del 14 novembre del 1979. … Al termine della discussione, ad eccezione di pochi membri, la maggioranza sostenne d’essere convinta della necessità di continuare a sostenere il 1914 e la spiegazione circa “questa generazione” collegata a quella data. … Forse una delle cose che più mi turbò fu il sapere che, mentre l’organizzazione esortava i fratelli a mantenere incrollabile fiducia nell’interpretazione, c’erano uomini, che ricoprivano incarichi all’interno dell’organizzazione, i quali avevano chiaramente asserito di non riporre completa fiducia nelle predizioni basate sulla data del 1914».
In tutto questo dove i Testimoni di Geova vedono applicato il principio tesi-antitesi-sintesi, tanto pubblicizzato dal Corpo Direttivo? Noi abbiamo solo letto un fatto: dopo il fallimento delle aspettative per ciò che si attendeva per il 1975, un “pensiero di Gesù” è diventato una semplice “congettura”. Ma non finisce qui! Con la pubblicazione dell’edizione del 15 febbraio 2008 di La Torre di Guardia, compare un’ennesima, diversa spiegazione dell’identificazione della “generazione” menzionata in Mt. 24,34; essa è la seguente: «Come classe, questi unti formano la moderna “generazione” di contemporanei che non passerà “finché tutte queste cose non siano avvenute”. Ciò fa pensare che alcuni degli unti fratelli di Cristo saranno ancora in vita sulla terra quando avrà inizio la predetta grande tribolazione».
Quindi, nel 2008, è stata affermata come “verità” la tesi proposta individualmente da Albert Schroeder nel 1978, e allora respinta senza appello dalla maggioranza del Corpo Direttivo! Come, profeticamente aveva scritto Raymond Franz nel suo libro del 1983, «forse l’idea di Albert Schroeder di applicare la frase alla classe “unta” (un’idea che è fluttuata nell’organizzazione per moltissimi anni) potrà risultare più attraente. Ci sono sempre più persone (alcune abbastanza giovani) che ogni anno decidono, per la prima volta, di appartenere alla classe “unta”; ciò potrebbe offrire un’estensione di tempo quasi illimitata per l’insegnamento relativo a “questa generazione”.»
Ancora una volta, chiediamo ai Testimoni di Geova: dove possono apprendere, nella letteratura geovista, le fasi dell’eventuale processo dialettico (tesi-antitesi-sintesi) che avrebbe portato all’attuale definizione interpretativa del concetto di “generazione”?
Sempre restando in tema di rivelazione progressiva, facciamo un altro esempio per approfondire la reale consistenza della pretesa del Corpo Direttivo di essere oggetto di rivelazioni graduali: nella Lettera ai Romani (13,1) l’apostolo parla di “autorità superiori”; chi sono queste autorità secondo i Testimoni di Geova? Russell sosteneva che queste “autorità superiori” coincidevano con i governi politici terreni e satanici; nel 1929 La Torre di Guardia espresse un cambiamento di veduta: quelle stesse “autorità superiori” erano Dio e Cristo. Attualmente il Corpo Direttivo ritiene che queste “autorità” di Rom. cap.13 corrispondano nuovamente ai governi secolari. Cosa mostra questo andirivieni di vedute su uno stesso soggetto biblico? Evidenzia il fatto che Dio non può essere l’artefice di una rivelazione che progredisce e regredisce; come si può coinvolgere il Creatore in un cambiamento di vedute umane? Quale ragionevole scopo avrebbe Dio nel comportarsi in un modo così strano? Il progredire di una rivelazione divina non implica la correzione di vedute esatte, rettifiche contrastanti, confusionarie e nocive.
Talvolta il Corpo Direttivo avverte il peso schiacciante della sua pretesa di svolgere un ruolo di “interprete” della volontà divina e cerca di correre ai ripari; come? facendo delle affermazioni che contrastano nettamente col suo dogmatismo: nella già citata rivista La Torre di Guardia del 15 agosto 1960, p. 488, il geovismo precisava che oggi lo Spirito «non ispira alcuno a fare infallibili interpretazioni della Scrittura, ma esercita un’influenza sui servitori di Dio mentre studiano la Bibbia in modo che certe verità sono richiamate alla loro attenzione». Inoltre, in La Torre di Guardia del 1° settembre 1981, p. 29, si affermava: «Lo “schiavo” non è ispirato da Dio, ma continua ad esaminare le Scritture e a scrutare attentamente gli avvenimenti mondiali, come pure la situazione del popolo di Dio, per poter comprendere le profezie bibliche in corso di adempimento. A causa delle limitazioni umane, a volte può esserci in qualche questione un intendimento incompleto o inesatto che può richiedere una successiva correzione. Ma questo non significa che lo “schiavo” non debba pubblicare una possibile spiegazione finché non sia disponibile il completo e definitivo intendimento».
Questa scappatoia permette al Corpo Direttivo di esprimere opinioni che, a tutt’oggi, sono “verità”, ma nulla vieta di cambiare veduta in futuro sullo stesso argomento. Ma ci chiediamo: come si determina che un intendimento sia completo e definitivo? Chi lo decide? Per esempio, è possibile che l’attuale posizione del Corpo Direttivo sul veto di assumere alcune parti del sangue sia una «possibile spiegazione» delle Scritture? Se la risposta è affermativa, perché s’impone l’obbligo di accettare tale «possibile» interpretazione, presentandola come definitiva, insindacabile volontà di Dio?
Ecco a cosa conduce l’ambiguità del geovismo: si pretende che i singoli Testimoni di Geova non giudichino le interpretazioni del Corpo Direttivo, essi devono solo ubbidire; eppure il Corpo Direttivo si riserva la facoltà d’essere giustificato a causa delle proprie «limitazioni umane». In tal modo si delinea il quadro di un indiscutibile capo, il Corpo Direttivo, per i cui errori i sudditi pagano a proprie spese, ma che non è mai imputabile per le sue errate decisioni perché il giudizio sul suo operato è riservato solo a Dio!
Quindi, contrariamente all’invocato principio dialettico (tesi-antitesi-sintesi), il “metodo” di analisi delle Scritture usato dal Corpo Direttivo appare abbastanza chiaro: si fa un tentativo, si esprime un’ipotesi alla quale si fa pubblicità; se i fatti confermano il tentativo, esso è stato diretto da Dio; se invece i fatti si rivelano contrari all’ipotesi formulata, si adottano misure per minimizzare e, se è il caso, si invoca la rivelazione progressiva di Dio che la prossima volta probabilmente non farà fallire le affermazioni del Corpo Direttivo.
Per dimostrare che questo “metodo” viene concretamente adottato, si legga quanto scritto nel libro geovista Vicina la salvezza dell’uomo dall’afflizione mondiale, pubblicato nel 1978; a p. 113, il Corpo Direttivo, parlando della condotta dei direttori dell’Organizzazione nel periodo successivo al 1918, sostiene: «Il rimanente dell’Israele spirituale riesaminò le Sacre Scritture ora che le cose si erano svolte in maniera diversa da come avevano compreso le profezie bibliche. Avevano bisogno di modificare il loro modo di pensare e agire secondo la nuova ed inattesa situazione in cui si trovavano».
Ma studiare la Bibbia in questo modo non significa trovarsi sotto la favorevole ed esclusiva guida di Dio, significa piuttosto essere dei “ricercatori” biblici al pari di altri, con i loro stessi limiti: dove è finita l’esclusiva rivelazione che Dio fornirebbe al Corpo Direttivo? La stessa pubblicazione appena citata, a p. 189, esprime un punto cardine della metodologia di studio della Bibbia da parte dei vertici geovisti: «La profezia della Bibbia si comprende meglio dopo che è stata adempiuta». È vero, ma allora perché il Corpo Direttivo ha versato fiumi di inchiostro per spiegare profezie bibliche inadempiute, scrivendo moltissime inesattezze? I limiti di questo strano modo di esaminare le Scritture sono evidenti nei risultati conseguiti dal Corpo Direttivo. Dov’è l’evidenza della guida divina, quando a un insegnamento segue il suo opposto e questi ripensamenti si ripetono anche su uno stesso argomento? Perché mai Dio avrebbe dovuto far credere ai Testimoni di Geova che era sbagliato accettare un trapianto o una vaccinazione, quando avrebbe potuto aiutarli sin da principio a comprendere la giusta veduta al riguardo, evitando nel contempo lutti e malattie? è questa la volontà di Dio? Possiamo vedere la Sua volontà attraverso questi fallimenti, queste delusioni, questi adattamenti e queste giustificazioni a volte superficiali, altre volte ingannevoli? Come giustificazione non è convincente la tesi della rivelazione progressiva perché presso i Testimoni di Geova ogni tanto una “verità” diventa errore ed è sostituita da una nuova “verità”; dopo qualche tempo quest’ultima “verità” diventa anch’essa errore ed è sostituita da una “verità” ancora più nuova. C’è qualche indicazione nella Bibbia che i profeti o gli apostoli abbiano insegnato “verità” così mutevoli?
I Testimoni di Geova sono soliti affermare che Dio fornisce graduale intendimento spirituale al Corpo Direttivo in modo che questo progressivamente afferri il senso di una verità. La rivelazione progressiva di Dio viene spesso paragonata dai Testimoni di Geova a una luce che gradatamente filtra in una stanza buia; questa luce diviene sempre più intensa e progressivamente consente di vedere gli oggetti esistenti nella stanza: se c’è un armadio, se ne cominciano a intravedere le dimensioni, poi compaiono i particolari, quando la luce rischiara tutta la camera. Tuttavia, la storia dei Testimoni di Geova dimostra che nel loro caso è accaduto che la presunta rivelazione divina ha indotto il Corpo Direttivo a credere che, continuando la metafora, inizialmente in quella stanza ci fosse un armadio, poi l’illuminazione completa (la realtà dei fatti) ha indicato che l’oggetto misterioso era … una sedia: che delusione!
Questo è accaduto troppo spesso perché regga ancora la tesi della rivelazione progressiva: come si concilia l’argomento della rivelazione progressiva col fatto che periodicamente il Corpo Direttivo è incorso negli stessi errori? Basti, a titolo di ulteriore esempio, ricordare quante volte esso ha additato la fine di questo sistema di cose! Perché, nel corso della sua storia, il Corpo Direttivo ha sempre evidenziato delle scadenze entro le quali si sarebbero verificati degli avvenimenti straordinari? È evidente che tutte le date indicate dal Direttivo geovista hanno avuto un effetto allarmistico.
Ci spieghiamo meglio: i Testimoni di Geova sono sempre stati “stimolati” vedendo avvicinarsi certe date collegate a eventi “epocali” per cui, in tutta buona fede, hanno incrementato spasmodicamente i loro sforzi di propaganda e diffusione capillare delle pubblicazioni della Società Torre di Guardia. Ma uno sforzo eccezionale non si può protrarre a lungo nel tempo: infatti, per esempio, se si chiede a un atleta, che pratica il sollevamento di pesi, di sollevare 100 chilogrammi, egli lo farà con relativa facilità; tuttavia, se allo stesso atleta si chiede di trasportare quel peso per un chilometro, la sua reazione potrà essere diversa: potrebbe darsi che egli si rifiuti, perché non è allenato per compiere uno sforzo così prolungato. La stessa cosa accade nel caso dei singoli Testimoni di Geova: essi vengono periodicamente “spremuti” delle loro energie dal Corpo Direttivo; quando la delusione e la fatica per il forsennato ritmo di attività teocratiche si fanno sentire, il Testimone di Geova può rallentare o addirittura smettere la sua opera. Cosa resta da fare al Corpo Direttivo a questo punto? Esso “scopre” un altro motivo di trepidante aspettativa escatologica per sfruttare le residue risorse degli affiliati.
Questo stimolo è stato così ricorrente nella tattica del Corpo Direttivo da indurre intere generazioni di sinceri Testimoni a rinunciare a un tenore di vita normale per sacrificarsi come divulgatori del messaggio, o meglio delle pubblicazioni, della Società Torre di Guardia. Molti Testimoni di Geova hanno sacrificato, a vantaggio della stessa Società, il proprio futuro e quello dei propri figli, hanno rinunciato ad avanzamenti di carriera, alle possibilità di lavoro straordinario, all’istruzione scolastica superiore, alla possibilità di acquistare con i propri risparmi un tetto sicuro che consentisse un minimo di tranquillità economica. Purtroppo tanti Testimoni di Geova hanno dovuto sperimentare sulla propria pelle la veridicità di quanto ebbe a dire Ralph Waldo Emerson, poeta americano del XIX secolo: “Gran parte della vita umana si spreca aspettando”.
Quindi, l’intendimento progressivo, il bordeggio, i lampi di luce, oltre a essere un mezzo per rivestire di un’aura di sacralità i vertici del Movimento, sono anche utili mascherature per occultare la mancanza di un rigoroso metodo di ricerca e di analisi scritturistica; perciò sistematicamente ogni generazione di membri del Corpo Direttivo demolisce un bel po’ di quanto ha affermato la generazione precedente, non in quanto a insegnamenti cristiani tradizionali, ma in quanto a insegnamenti tipici del geovismo; in questo modo, di fatto, il geovismo si trasforma silenziosamente. Per esempio, l’abile J.F. Rutherford si dette da fare per ristrutturare la cronologia biblica proposta dal suo predecessore; naturalmente egli non poteva rinnegare tutto quanto aveva detto e scritto C.T. Russell, né poteva confermarlo perché le profezie di quest’ultimo si erano rivelate un fallimento: l’unica cosa da fare era quella di collegare gli scritti di Russell a nuove date. Il risultato fu efficace e spinse molti sinceri Testimoni di Geova ad operare in vista di nuove attese apocalittiche.
Le previsioni escatologiche collegate alle date (si pensi al 1914, 1918, 1925, 1940, 1975) non erano proposte dalla cristianità, bensì si è trattato di reiterati e pertinaci errori promossi dagli insegnamenti del geovismo dai quali il Corpo Direttivo di turno è stato costretto ad emendarsi man mano che il trascorrere del tempo lo costringeva a farlo, pena la sua squalifica come “profeta” di Dio.
Considerato tutto ciò, quale credibilità possiamo accordare ai Testimoni di Geova che si presentano alle nostre porte come araldi della “imminente fine della malvagia società umana”? Ricaviamo il commento conclusivo proprio da una pubblicazione geovista: “Geova, l’Iddio dei veri profeti, svergognerà tutti i falsi profeti o non adempiendo la falsa predicazione di tali sedicenti profeti o facendo adempiere le sue proprie profezie in senso opposto alla predicazione dei falsi profeti. I falsi profeti cercheranno di nascondere la ragione per cui proveranno vergogna” (Paradiso restaurato per il genere umano dalla Teocrazia! Brooklyn 1974 pp. 353-354).
Achille Aveta