Nella sua prefazione al libro-inchiesta di Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli, Occulto Italia (Milano 2011, pp. 507, € 12,50), Lucia Annunziata evidenzia che il lavoro degli Autori, entrambi giornalisti, è stato finalizzato, tra l’altro, a sfatare due miti: «Il primo è quello per cui le sette sarebbero un fenomeno periferico, che coinvolge soltanto una piccola parte della società. Invece le trovi in Municipio, in Regione o in Parlamento, le trovi nell’azienda o nel negozio sotto casa, le trovi a scuola o all’università – con lezioni e corsi che anche tuo figlio potrebbe seguire senza che tu te ne renda conto – e perfino quando vai al museo o a una mostra. … Il secondo mito è quello per cui nella ragnatela tessuta dalle sette ci finirebbero solo i pazzerelli, i poveracci, i diseredati, i senz’arte né parte, gli ingenuotti, i creduloni e i superstiziosi. Non è vero.» (pp. II-III della Prefazione)
Questo libro prova a tracciare una mappa, per quanto non esaustiva, dei gruppi settari presenti in Italia anche attraverso le testimonianze dei fuoriusciti ed è particolarmente significativo il fatto che gli Autori abbiano «cercato di dar voce alla minoranza silenziosa, quella degli “apostati”, dei “soppressivi”, degli “eretici”, dei “traditori”, del “nemico”: tutti marchi d’infamia coi quali le sette bollano e condannano l’adepto che osa riappropriarsi del proprio spirito critico» (p. 12). L’inchiesta spazia da Damanhur a Scientology a Soka Gakkai, dall’Ontopsicologia al Movimento Umanista, facendo anche una carrellata su gruppi poco noti ai più (Sai Baba, R.E. Maya, Arkeon, Associazione Graal e Raeliani).
A conclusione dell’articolata disamina svolta dagli Autori, è particolarmente interessante ciò che viene detto nel capitolo “Anatomia di una setta”(pp. 475-478): «Il primo contatto fra la setta e il potenziale adepto è fondamentale. Se in quel momento non si alza il ponte levatoio della ragione, l’anima viene presto espugnata». L’implacabile strategia che accomuna i gruppi settari viene così schematizzata da Del Vecchio e Pitrelli:
– il primo passo è ingenerare la speranza;
– il secondo passo è creare un muro verso l’esterno;
– il terzo passo è l’indottrinamento;
– il quarto passo è l’asservimento alla causa.
È anche significativo quanto i due Autori hanno sperimentato personalmente: «non appena tocchi l’argomento “setta”, si grida subito alla caccia alle streghe. Si sfoderano paroloni come “persecuzione”, “complotto” e “discriminazione”, cioè l’armamentario retorico più comunemente adoperato dai lobbisti per ostracizzare chiunque si avventuri a ostacolare o a gettare luce sul sistema-setta» (p. 8). «Il fatto è – si legge nel libro (p. 482) – che in Italia, quando si parla di sette, si pensa solo a quelle sataniche: storie di sangue che (per mera pigrizia) fanno più facilmente notizia. Ma il fatto è, anche, che le lobby settarie – particolarmente preparate nella cura della propria immagine … – sanno giocare sugli aspetti più colorati, patinati, folkloristici e apparentemente innocui del proprio culto. Questo specchietto per le allodole (fatte le dovute eccezioni) funziona, ottenendo nella migliore delle ipotesi articoli e servizi televisivi superficiali, concentrati sulle “curiosità” e guadagnando, nella peggiore, inchieste addomesticate, se non spudoratamente pubblicitarie».
Non si può che essere grati a Del Vecchio e Pitrelli per aver messo a disposizione dei lettori un’inchiesta non addomesticata.
Achille Aveta