Testimonianze

Il Corpo Direttivo (l’organo collegiale al quale i Testimoni di Geova riconoscono la suprema autorità dottrinale) si lega ai propri proseliti con vincoli molto solidi. Infatti, solo in un gruppo internazionale super organizzato la “devianza” religiosa proposta dal geovismo può riuscire a sopravvivere. Non a caso, il movimento geovista offre un rimedio permanente contro l’insinuarsi di ogni dubbio che potrebbe indurre i Testimoni di Geova a chiedersi se, dopo tutto, non siano gli “altri” ad avere ragione e il Corpo Direttivo ad avere torto.
Per perseguire i propri fini, i vertici del Movimento si sforzano di creare tra gli associati un saldo legame di solidarietà: devono convincerli che, di fronte al “mondo assoggettato a Satana”, essi sono una comunità di santi. Insomma, il Movimento dev’essere una specie di ghetto dorato in cui un gruppo internazionale decide di vivere pur di conservare la propria “verginità”. Quando si accetta di vivere in un simile stato di segregazione, si determina quel modo di essere che i sociologi qualificano col nome di settarismo. E i Testimoni di Geova costituiscono una setta in quanto sono un gruppo religioso relativamente modesto, che si pone in un rapporto di tensione con le strutture sociali, cui si conforma la maggioranza, e si chiude ad esse. Infatti, per usare le parole del periodico geovista Svegliatevi! dell’8 gennaio 1988, «una “setta” è un gruppo di persone che scelgono di seguire una condotta o un credo diversi da quelli comunemente accettati» (p. 26).

Ciò nonostante i Testimoni di Geova si offendono quando il loro Movimento viene definito setta; questo accade perché il Corpo Direttivo ritiene che «oggi il termine “setta” è usato liberamente da scrittori religiosi, critici e altri, per gettare fango su chiunque offenda la loro particolare sensibilità religiosa» (ivi, p. 27). Eppure, proprio la letteratura del movimento geovista non si fa scrupolo di adoperare questo stesso termine con riferimento ad altre confessioni religiose; si noti, infatti, quanto è riportato nell’edizione dell’8 gennaio 1988 del periodico Svegliatevi!: «è chiaro che, nonostante la loro “rispettabilità”, le cosiddette religioni tradizionali non sono null’altro che false sette mascherate da vero cristianesimo … potrebbe darsi che anche la vostra chiesa abbia scelto una condotta diversa dall’insegnamento della Bibbia, diventando così una setta?» (p. 27).
Orbene, dato l’uso che il geovismo fa della parola “setta”, è utile evidenziare come questo termine, adoperato senza alcun intento offensivo, ben si addica alla realtà organizzativa dei Testimoni di Geova. Infatti, si definisce “setta” un’organizzazione religiosa che:
— fa una netta distinzione tra i membri dell’organizzazione e i non appartenenti ad essa;
— ritiene che il rapporto con i non appartenenti al gruppo possa essere solo conflittuale e chiede ai proseliti la rottura con l’ambiente di provenienza;
— reputa d’essere l’unica detentrice della verità, quindi i criteri di verità elaborati da altri gruppi religiosi devono necessariamente essere falsi (cf. La Torre di Guardia del 15 agosto 1990, p. 20);
— rispetto al “mondo” non ritiene che i propri criteri di verità debbano essere soggetti a verifica.
Per giunta, menzionando alcune caratteristiche delle “sette”, lo stesso Corpo Direttivo dei Testimoni riconosce che: le sette manifestano un calore e uno spirito di cameratismo; esse «bombardano d’amore» l’adepto accordandogli tutte le attenzioni, l’affetto e l’approvazione che mai si possano desiderare; nondimeno le sette, anche se in apparenza risolvono alcuni problemi, ne hanno creato altri altrettanto gravi: per esempio, sostituiscono l’individualità con l’identità di gruppo (Svegliatevi! del 22 marzo 1984, pp. 11-12).

Pertanto questa sezione è dedicata alla testimonianza di quanti hanno provato questa esperienza di adesione.

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